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Esercito la professione a Parma da oltre 20 anni occupandomi di omeopatia, alimentazione e nutrizione naturale, medicina interna, anestesiologia, ematologia ed ecografia. Nel 1997 mi sono iscritto alla Scuola di Medicina Omeopatica di Verona, presso la quale mi sono Diplomato. Dal 2003 ne sono stato Docente effettivo e membro del Consiglio Direttivo. Ora insegno alla Scuola Triennale di Omeopatia Veterinaria della Società Italiana di Omeopatia Veterinaria, di cui sono Presidente. Pratico l’omeopatia veterinaria quotidianamente per trattare le malattie di animali da compagnia e i risultati che ho ottenuto in questi anni mi hanno convinto dell’efficacia di questa terapia.

Sono il Responsabile del Centro Veterinario OLIKOS, struttura dedicata alla cura omeopatica degli animali da compagnia che offre l’eccellenza nel campo della medicina omeopatica veterinaria. Il mio coinvolgimento con l’omeopatia non riguarda solamente l’attività clinica, ma anche quella culturale e didattica. Sono Presidente della Società Italiana di Omeopatia Veterinaria S.I.O.V., National Representative per IAVH, Membro Subcommittee on Education e General Secretary IAVH, Past-coordinator della Sezione Veterinaria della Scuola di Medicina Omeopatica di Verona e responsabile del Dipartimento Veterinario della F.I.A.M.O. fino al 2011.

 

Sull’alimentazione:

Sentiamo dire da tutti i medici che il benessere passa anche attraverso l’alimentazione. Quindi il cibo sano è alla base della nostra salute. Lo diceva Ippocrate e lo asseriscono i medici di tutto il mondo, supportati sia dal buon senso sia dalla ricerca scientifica: il cibo è la prima forma di medicina preventiva, il cibo sano  e fresco significa salute. Nessun medico si sognerebbe di consigliare di farci mangiare ogni giorni il medesimo cibo e per di più confezionato o prodotto dall’industria alimentare (a meno che non vi siano dei seri problemi specifici di salute). A noi umani viene detto di nutrirci di cibi diversi e freschi, di variare affinché si possa avere accesso alla complessità di tutti i nutritivi presenti nel cibo. E perché non dovrebbe essere così anche per i nostri animali? 

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Il primo requisito è che il cibo deve essere vario e deve essere fresco. Sappiamo che il cibo non è una mera nutrizione ma anche una esperienza emotiva. Pensate al latte materno, per esempio. Pensato al significato del latte materno sia per gli umani che per gli altri animali mammiferi. Oggi giorno il cibo sta diventando una forma di socialità, di appagamento, di benessere, basti pensare a quando si partecipa a qualche cena tra amici oppure a tutta la miriade di trasmissioni televisive che parlano di cibo e ricette. Bene, nessuno si sognerebbe di ingerire cibi preconfezionati per tutta la vita, vero? A meno che non sia nelle condizioni di doverlo fare, tipo gli astronauti che per motivi logistici devono adeguarsi alla ‘solita minestra’, altrimenti ‘il salto dalla finestra’ sarebbe fatale a quelle latitudini siderali.

Proprio in questa epoca nella quale il cibo è diventato così centrale nella nostra vita, tanto che Expo 2015 è stata dedicata al tema della nutrizione del pianeta (con tutte le criticità che sono emerse soprattutto sul piano etico), ci accorgiamo quanto sia importante l’affermazione ippocratica che dice che il cibo è al nostra salute. Ci accorgiamo sempre più che il cibo ormai sta diventando, se non lo è già diventato, il nostro primo veleno. Questo problema colpisce noi umani, ma anche gli animali.

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La nutrizione è un elemento fondamentale. È l’accesso alle sostanze nutritive plastiche e metaboliche, ma non è solo questo. È anche una psico-alimentazione che può aiutare i nostri animali nella loro crescita psichica, relazionale, emotiva, cognitiva. Quindi, se il cibo è una esperienza neuro-cognitiva, questo dovrebbe essere dato nel rispetto evolutivo specie-specifico. L’idea, quindi, che esista un pet-food in grado di fornire a cani e gatti tutti i nutrienti di cui avranno bisogno durante il corso della propria esistenza è un mito, così come credere che non ci possano essere delle conseguenze date da un tale tipo di alimentazione.

Benché io sappia che non è facile da dimostrare in modo analitico, credo che mangiare cibo di produzione industriale, equivalga a mangiarsi anche tutto il processo industriale che lo produce. E questo ha delle conseguenze importanti sulla salute dei nostri animali.

Questo processo è simile a quello che ci coinvolge dal punto di vista terapeutico quando utilizziamo farmaci convenzionali. È il problema della omologazione e della standardizzazione. Si cerca in tutti i modi di standardizzare la diagnosi per omologare gli individui alle patologie, quando sappiamo che ci ammaliamo in modo individuale e peculiare, sappiamo ormai che il ruolo degli xenobiotici (batteri, virus, parassiti, funghi…) non è causa di malattia in sé, ma sono presenti come saprofiti ed emergono quando il ‘terreno’, cioè l’individuo, ne consente lo sviluppo. Così, l’industria alimentare, come quella farmaceutica, ha cercato di omologare gli individui, standardizzando formule nutrizionali valide per tutti, prediligendo una alimentazione di massa che una alimentazione personalizzata. 

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Gli sforzi delle industrie alimentari del pet-food sono in qualche modo apprezzabili perché servono la necessità di avere un cibo conservabile, disponibile e comodo nell’utilizzo. Ma questo tipo di cibo sembra fabbricato più per andare incontro alle nostre comodità di detentori di animali, più che al benessere e alla salute di cani e gatti. Inoltre, mangiare tutti i giorni il medesimo cibo non ha alcun significo nutrizionale, etico ed evolutivo. Il 70% del nostro sistema immunitario risiede nell’intestino, quindi anch’esso deve andare incontro a un training cognitivo nei confronti dei vari nutrienti. Se non ci si adopera in questo senso, il prezzo da pagare è rifiutare ogni cosa che esce dal conosciuto, dallo standard, dalla omologazione. La chiara risposta a queste considerazioni è che basta dare un pezzo di pollo ad un cane alimentato tutti i giorni a crocchette, perché manifesti vomito o diarrea.

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Con questo non voglio fare una crociata contro le crocchette e il cibo inscatolato, ma affrontare la nutrizione e alimentazione con un certo senso critico, rispetto ad alcune scelte che oggi facciamo in modo quasi automatico, sia come veterinari che come proprietari di animali.

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Come ho precedentemente accennato la prima considerazione da fare è che il cibo non è solo un alimento, rappresenta una nutrizione. La nutrizione è una esperienza. Fare esperienza è conoscere. Conoscere è evolvere. Evolvere è adattamento. Come posso evolvere se faccio l’esperienza di un cibo omologato, uguale a sé stesso tutti i santi giorni della mia vita? Quale adattamento-disadattamento, quale ginnastica cognitiva e fisiologica può fare il mio sistema biologico se mangio tutti i giorni le medesime cose, magari anche ad orari prestabiliti? La Natura non ci insegna questo. È per questo che anche nell’alimentazione dobbiamo ‘mimare’ il più possibile le condizioni naturali. Questo si può ottenere solo con il cibo biologicamente appropriato, fresco e crudo, con una dieta casalinga oppure una dieta barf a base di ossa polpose fresche e crude, carne cruda e pochi altri ingredienti. È una mera favola quello che ho imparato all’Università: che i carnivori, cani e gatti, debbano essere necessariamente alimentati con cibo cotto preparato industrialmente. Non importa se sulle etichette e sulle confezioni c’è scritto ‘cibo naturale’ o ‘cibo olistico’. Quello è marketing, è una bugia. L’unico cibo naturale è quello crudo, rispettoso dell’ettogrammo di specie.

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La nutrizione, quindi, contiene gli elementi essenziali come proteine, grassi, carboidrati, fibre, micro-macro elementi, vitamine etc etc, ma anche degli elementi ‘sottili’, elementi legati al modo di mangiare o di proporre il cibo, alle materie dalle quali derivano i cibi che utilizziamo per le nostre ricette, principi legati alla sfera emotiva, del rapporto e del rispetto dell’etogramma specie-specifico.

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I cani sono “carnivori opportunisti” e hanno sviluppato un’anatomia ed una fisiologia digestiva che consentono loro di digerire e di utilizzare una gran varietà di alimenti. Le esigenze nutritive di cane e gatto sono molteplici perciò una razione completa deve fornire:

  • l’energia in quantità pari a quella liberata dall’organismo animale sotto forma di calore, a quella ritenuta dall’organismo stesso nei propri tessuti nel corso dell’accrescimento o a quella trasferita nella produzione di latte o feti;

  • le proteine e gli eventuali aminoacidi essenziali, le sostanze minerali, le vitamine e gli acidi grassi essenziali in quantità sufficienti a far fronte alle esigenze vitali degli animali e a quelle connesse alle produzioni.

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Le quantità che devono essere fornite di questi principi nutritivi non sono le stesse per tutta la durata della vita dell’animale ma, ovviamente, variano anche solo considerando gli stadi fisiologici (e, a maggior ragione, se subentrano stati patologici).

Il proporre e offrire il cibo al nostro animale non è un mero gesto meccanico di sopravvivenza. Contiene in sé molti altri messaggi: primo tra tutti, e più ovvio e conosciuto, il messaggio di consolidamento del rapporto tra conduttore e animale; secondo e non meno importante, ma del quale ci siamo dimenticati, è il rapporto tra animale e ambiente, il rapporto tra cibo e natura, tra l’animale e la sua esperienza del mondo attraverso il cibo. Ciò si può attuare solamente se il cibo è naturale, sano e fresco poiché è l’unico che contiene in se l’essenza vitale di tutti i suoi elementi.

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Capisco che attuare un piano dietetico casalingo che non è facile per tutti. Ma non è neppure impossibile. Farsi consigliare bene è fondamentale ed evitare un ‘fai da te’ rischioso. Si imparerà quindi a somministrare carne cruda, frattaglie, verdure e ossa polpose senza entrare nel vortice della paura che un tale alimento possa essere dannoso o pericoloso per il proprio animale.

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In mancanza di possibilità di attuazione di una dieta casalinga, si può ricorrere al cibo confezionato (umido e secco). In questo caso consiglio di prendere un alimento confezionato le cui materie prime sono di origine biologica certificata. Prendere in considerazione il biologico è capire come cibo-ambiente-animale-uomo sono in stretto rapporto e a cascata con la salute del cittadino – quindi anche degli animali – e dell’ecosistema. Utilizzare materie prime derivanti dal colture e allevamenti biologici e biodinamici ha un ampio significato, non solo sull’impatto sanitario dei nostri animali, ma anche dal punto di vista ecologico, economico ed etico.

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Particolare attenzione va fatta alla somministrazione nella dieta di carboidrati, infatti I “carboidrati sono largamente inclusi nell’alimentazione degli animali da compagnia sia per questioni legate alla tecnologia di produzione dei mangimi sia perché rappresentano un’importante fonte energetica. Nonostante ciò non esistono dei veri e propri fabbisogni specifici per i carboidrati poiché il glucosio da questi apportato può anche essere ottenuto attraverso gli aminoacidi glucogenetici o attraverso il glicerolo derivante dai grassi” (fonte Vetpedia).

Cani e gatti sono ancora dei carnivori, di conseguenza i carboidrati hanno poca rilevanza rispetto ai loro bisogni nutrizionali. Il gatto produce 1/3 dell’amilasi prodotta dal cane, quindi una dieta ricca di carboidrati, oltre che a provocare sovrappeso e obesità, può determinare gravi problemi intestinali legati a intolleranze ai cereali. Lo stomaco dei gatti è poco adatto alla digestione dei cerali (tra l’altro si usano cerali raffinati e non integrali). I danni più grossi sono oggi forniti dal cibo secco industriale che, ricco di aromi appetibili ma indigesti, ha trasformato agili carnivori in bestie sovrappeso, apatiche, depresse e avide di cibo perché disperatamente alla ricerca di vitamine, sali minerali, aminoacidi, oligoelementi, che non riescono a trovare nella ciotola quotidiana. I cereali raffinati immettendo in circolo quantità grosse di glucosio, stimolano il pancreas a rendere disponibile grandi quantità di insulina a causa dell’impennarsi della glicemia, con problemi di obesità. Va sempre ribadito che il metabolismo dei carnivori è in grado di trarre il glucosio anche dalle proteine (glucogenesi) e anche dai vegetali. Quindi: abolire mangimi ricchi di cereali dalla dieta di cani e gatti.

In commercio esistono crocchette e scatolette biologiche prive di farine e cereali, grain free oppure low grain, che si adattano alle reali esigenze biofisiologiche e dell’etogramma alimentare di cani e gatti. 

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Allora basta col cibo industriale, basta con il cibo confezionato, basta con i cereali ai nostri carnivori.

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