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la dieta

BARF

La BARF (acronimo di Biologically Appropriate Raw Food e in passato di Bones And Raw Food) è una dieta che si basa sul seguire il più strettamente possibile quella che sarebbe l’alimentazione di un animale in natura, rispettandone il sistema digestivo. Senza l'interferenza umana, un carnivoro stretto come il gatto si nutrirebbe di lucertole, uccelli o insetti: sostanzialmente carne cruda… e farebbero parte dei suoi pasti non solo la polpa, ma anche i muscoli, gli organi e le ossa a cui andrebbero aggiunte verdure, contenute negli stomaci delle prede.

In una dieta completa BARF al gatto vengono dunque proposte carne, frattaglie, costituite principalmente da cuore e fegato, uova, verdure quali bietole, insalata, spinaci, fagiolini, carote e zucca, e naturalmente ossa, che apportano calcio, da triturare accuratamente per evitare che le schegge possano danneggiare lo stomaco. Anche la pelle è un elemento importante, poiché contiene grassi animali essenziali.

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Un po' di storia

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La dieta BARF venne adottata per la prima volta nel 1993 da Ian Billinghurst, ma deve il proprio nome a Debbie Trip. Il pensiero sotteso a questo tipo di alimentazione è che la struttura del gatto, seppur domesticato, non abbia subito cambiamenti o adattamenti. Proprio per questo motivo lo stomaco del gatto assimila ed elabora meglio le proteine piuttosto che i carboidrati, difficilmente presenti nelle sue prede consuete, ma spesso contenuti negli alimenti commerciali.

L’analisi di prede vere e proprie, quali conigli, polli e tacchini, ha permesso di individuare le percentuali di carne, ossa e organi da inserire nella dieta per mantenerla il più possibile vicina a quella naturale. Queste si attestano tra il 55-75% di carne, il 10-15% di ossa e il 10-20% di organi; l’aggiunta di una piccola quantità di verdure simula poi il contenuto dello stomaco delle prede. Generalmente in questo modello dietetico gli integratori non vengono utilizzati, anche se talvolta è necessario aggiungere olio di pesce per compensare il basso livello di omega-3 presenti nelle carni degli animali nutriti a cereali; in alternativa è possibile ovviare utilizzando la carne di bestie allevate a pascolo, che contiene più del doppio di omega-3.

 

Linee guida

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Se si decide di alimentare il proprio gatto con una dieta a base di crudo vanno seguite in modo rigoroso alcune importanti linee guida, perché crudo non è automaticamente sinonimo di buono. Il cibo deve essere ben bilanciato e servito nelle giuste quantità, a meno che non venga proposto unicamente come complemento.

Un gatto che segue la dieta BARF dovrebbe mangiare giornalmente tra il 2 e il 7% del suo peso corporeo, ma la giusta quantità dipende da molti fattori quali età, razza, situazione di vita e può anche variare individualmente. Il fabbisogno di un gatto adulto sterilizzato, ad esempio, sarà tra il 2 a il 3% del peso mentre gattini in crescita, gatte in gravidanza o in allattamento dovrebbero poter accedere liberamente al cibo, ovvero mangiarne a sazietà, senza che questo sia disponibile 24 ore su 24. Anche la frequenza dei pasti varia, per esempio per alimentare correttamente un gattino durante la fase dello svezzamento dovrebbero essere serviti 4-6 pasti al giorno; dai sei mesi in su, tre pasti al giorno sono invece sufficienti. Nuovamente, i gatti anziani potrebbero richiedere pasti serviti più spesso. E ancora gatti adulti, abituati alla disponibilità di cibo secco 24 ore su 24, potrebbero aver bisogno di essere nutriti più volte durante il periodo di transizione alla nuova dieta.

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Ricordando che se si decide di adottare questo tipo di alimentazione è bene rivolgersi a uno specialista, la ricetta di base tipica si compone di:

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  • 55-75% carne

  • 10-15% ossa

  • almeno 10% cuore

  • 5-10% fegato

  • massimo 10% altri ingredienti quali altri organi e verdura

 

Carne (fonte proteica): non va offerta solo carne bianca, poiché può portare a carenza di ferro, per cui i tipi di carne da inserire nei pasti devono variare. In generale la carne andrebbe servita in pezzi il più grandi possibili, per esercitare i denti e le gengive. Tendini, cartilagini e pelli sono poi necessari per una dieta equilibrata. Particolare attenzione va posta al pesce crudo e ai pesci grassi; i pesci di acqua salata devono essere congelati almeno per 4 giorni per scongiurare la presenza di Anisakis.

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Ossa polpose (minerali): per ossa polpose si intendono le ossa ricoperte di carne; la presenza della carne è fondamentale sia per la masticazione sia per il transito intestinale. Ossa e farina d'ossa sono ricche di glucosamina e condroitina, importanti per il benessere delle articolazioni, ma un gatto non abituato a mangiarle potrebbe rigurgitarle non digerite. Le più adatte sono le ossa del costato di coniglio, della quaglia, delle ali di pollo e di galletto Per questo motivo è possibile iniziare con una quantità di ossa leggermente inferiore a quella raccomandata, intorno al 5%, e incrementarla poi progressivamente fino al 10-15%. Le ossa possono anche servite intere a parte, per permettere al gatto di rosicchiare e mantenere in salute denti e gengive; di vitale importanza è offrire al gatto solo ossa crude e polpose: quelle cotte diventano fragili e taglienti e non sono un alimento adatto.

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Quantità approssimativa di ossa nel cibo:

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  • 30% ali di pollo

  • 50% collo di pollo

  • 50-60% carcassa di uccello

  • 30% pollo intero

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Per quanto riguarda il dosaggio della farina d’ossa, che può essere usata a sostituzione delle ossa, questo è di circa 1 cucchiaino per 200 grammi di carne. Insieme a una quantità sufficiente di carne rossa, fornisce tutti i minerali di cui un gatto adulto ha bisogno; alle femmine gravide o in allattamento un piccolo supplemento di sali minerali garantisce l’assunzione di quantità adeguate di sodio e potassio.

Qualora non fosse possibile proporre ossa o farina d'ossa, ad esempio poiché il gatto è affetto da insufficienza renale e la dieta deve dunque essere a ridotto contenuto di fosfati, i gusci d'uovo macinati o le compresse di calcio senza vitamina D sono validi sostituti, additivati con minerali, gelatina e grassi.

Un eccesso di ossa o di farina d'ossa può causare costipazione. Durante la somministrazione di antibiotici o prima e dopo una chirurgia è importante non offrire ossa al gatto.

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Cuore (principale fonte di taurina): il gatto non è in grado di sintetizzare la taurina, essenziale per la funzionalità visiva e riproduttiva, e va dunque aggiunta con l’alimentazione: fondamentale per questo è offrire almeno il 10% di cuore, tenendo presente che il cuore di coniglio ha però un contenuto di taurina insufficiente. Alle femmine gravide, in allattamento e ai cuccioli la percentuale da somministrare dovrebbe sempre superare il 10%. È importante ricordare che la taurina è molto sensibile al calore.

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Fegato (vitamina A, acido folico): poiché il fegato è il centro di disintossicazione del corpo è importante scegliere fegati di animali giovani e non somministrarne più del 5-10%, facendo molta attenzione agli integratori con vitamina A, il cui sovraddosaggio può portare a cecità, e D. Il fegato può essere sostituito con olio di fegato di merluzzo o olio di germe di grano, sebbene molti gatti trovino questi oli disgustosi, ricordando però che spesso il dosaggio suggerito non è sufficiente a coprire l'intero fabbisogno giornaliero del micio e che il gatto non è in grado di convertire il beta-carotene in vitamina A (retinolo); inoltre, bisogna assicurarsi che il gatto riceva abbastanza acido folico. Il fegato può causare feci non formate per cui è meglio iniziare somministrandone solo un 5%. Alle femmine gravide e in allattamento ne dovrebbe essere somministrata una quantità più alta, almeno del 10%, preferibilmente di manzo poiché ricco in rame.

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Altro: per regolarizzare l’intestino e aggiungere altre vitamine è possibile offrire al gatto frutta e verdura (fibra). Per far sì che il gatto possa accedere alle sostanze nutritive frutta e verdura devono essere congelate o fermentate, per abbattere le pareti cellulari, e dovrebbero poi essere tritate molto finemente, preferibilmente filtrate ed estratte a freddo. Possono essere invece servite crude se aggiunte solo per fornire un po' di sostanza/gusto. Le verdure a foglia verde sono le migliori, da evitare invece le patate crude, che contengono amido, le cipolle e l'aglio, tossici a lungo termine, e il rabarbaro, poiché contiene acido ossalico.

Oltre a cuore e fegato, come abbiamo visto essenziali, possono essere proposti al gatto anche le altre frattaglie: polmoni, milza, reni, in ridotta quantità, rognoni e cervello.

I tuorli d’uovo, ottimi integratori multi vitaminici, possono essere somministrati crudi nella misura di 1/2 a settimana; gli albumi devono invece essere preventivamente cotti ad almeno 70ºC.

È possibile aggiungere alla dieta anche una bassa dose di olio di salmone, efficace in diverse condizioni infiammatorie, additivato con vitamina E, mentre è meglio evitarlo se il gatto si nutre di selvaggina.

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Per regolarizzare l’attività intestinale, per controllare la voracità o se il gatto ha difficoltà a defecare possono essere aggiunti degli addensanti, quali psillio e carote non congelate grattugiate grossolanamente.

 

La manipolazione della carne cruda

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La manipolazione della carne cruda desta spesso preoccupazione, perché potenzialmente pericolosa per la salute umana. E certamente può esserlo, per cui vanno minimizzati i rischi seguendo queste prescrizioni:

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  • utilizzare solo carne di origine conosciuta;

  • in alcuni Paesi prestare particolare attenzione alla provenienza della carne di maiale;

  • mantenere un alto livello di igiene;

  • congelare la carne per due-tre giorni a -20ºC prima dell'uso;

  • lasciare che il decongelamento avvenga in frigorifero;

  • non lasciare fuori il cibo per troppo tempo, soprattutto durante la stagione calda;

  • non sciacquare la carne.

 

La dieta BARF: vantaggi e svantaggi

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Ad oggi non esistono fonti scientifiche attendibili a supporto o meno di questo tipo di alimentazione, come riportato nei manuali per i veterinari (es. Applied Veterinary Clinical Nutrition, dA. Fascetti, 2012, libro).

Citiamo a titolo esemplificativo lo studio del dottor Francis M. Pottenger Jr, condotto tra il 1932 e il 1942, spesso citato da chi sostiene la superiorità del cibo crudo su quello cotto. Il dottore analizzò 900 gatti, metà dei quali nutriti per 2/3 a carne cruda e 1/3 latte crudo e olio di fegato di merluzzo e l’altra metà con la stessa dieta, ma cotta. I gatti nutriti col solo alimento cotto svilupparono malattie degenerative e difficoltà riproduttive, ma lo studio venne condotto prima della scoperta del ruolo essenziale della taurina nella dieta del gatto per cui revisioni successive hanno imputato i problemi di salute di questi gatti alla carenza di taurina, che si degrada se esposta al calore della cottura. In uno studio sulla carenza di taurina materna nei gatti, i gatti in oggetto hanno presentato sintomi sovrapponibili a quelli studiati da Pottenger (https://ifnh.org/product-category/educational-materials/pioneers-of-nutrition/dr-francis-m-pottenger-jr/).

Di seguito sono riassunti i principali vantaggi e svantaggi.

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Vantaggi:

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  • ​una dieta varia ed equilibrata basata sul cibo crudo è sicuramente un alimento naturale per il gatto;

  • contiene l'umidità di cui il gatto ha bisogno, è facile da digerire e facile da assimilare per cui limita i problemi legati al metabolismo e alle allergie alimentari;

  • essendo priva di carboidrati non contribuisce all’insorgenza di patologie quali diabete e obesità;

  • è priva di integratori di sintesi, di conservanti o additivi;

  • contribuisce a pH e concentrazione di urina corretti;

  • le feci, grazie al sistema digestivo che metabolizza praticamente qualsiasi sostanza rilasciata nell'organismo, diventano quasi inodori;

  • limita i problemi dentali associati al tartaro, per il minor accumulo interstiziale di cibo tra i denti rispetto all’alimento secco e grazie all’aiuto delle ossa polpose nella pulizia quotidiana;

  • viene formulata in base alle reali esigenze del gatto e l'assenza di cereali assicura un transito rapido nell'intestino, migliorando la digestione;

  • permette di sapere esattamente di cosa si nutre il gatto;

  • non costringe il gatto a bere più acqua di quanto non farebbe in natura: una preda infatti è sufficiente per fornire la percentuale di acqua necessaria, mentre l’alimento secco, il cui contenuto d'acqua non supera l'8%, no;

  • la maggior parte degli attrezzi necessari per la preparazione degli alimenti si trovano già in qualsiasi cucina ben attrezzata oppure possono essere acquistati per pochi soldi in negozi fisici o on-line speciali.

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Svantaggi:

In primo luogo è doveroso sottolineare l’assenza di studi scientifici che confermino che la BARF porti a una riduzione delle malattie. Di seguito i principali svantaggi:

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  • le ossa devono essere tritate in modo meticoloso, diversamente le schegge possano portare a perforazioni intestinali;

  • se non correttamente bilanciata può dare luogo a patologie da eccesso, in particolare di calcio e vitamina A. Un eccesso di fegato crudo può ad esempio causare una condizione nota come "Wooden Cat", dove il gatto non è più in grado di muovere le articolazioni;

  • l’albume crudo contiene avidina, sostanza che limita l'assorbimento della biotina nell'intestino che se carente può causare al gatto problemi alla pelle;

  • consumando carne cruda il gatto può contrarre alcune malattie trasmesse da batteri, quali Salmonella, Campylobacter e Yersinia, che vengono uccisi dalla cottura;

  • richiede parecchio impegno da parte di chi la prepara: dal perfetto bilanciamento degli ingredienti, all’acquisto di carne fresca, al congelamento immediato a una temperatura che i comuni congelatori domestici non raggiungono, allo scongelamento in frigorifero e non nel microonde che richiede una pianificazione temporale accurata. Inoltre, è necessario avere la possibilità di offrire almeno 3 pasti durante il giorno ai gatti adulti e 4-5 pasti ai gattini. In sintesi, richiede impegno e molto tempo libero;

  • calcolare la quantità di cibo da somministrare non è così ovvio, ma è essenziale per evitare carenze nutrizionali. Seguire la regola del 2-7% del peso corporeo può infatti significare in alcuni casi offrire una quantità di cibo insufficiente.

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