Gruppi di gatti, detti colonie, si costituiscono spontaneamente in relazione alle risorse alimentari distribuite dagli esseri umani. I gatti che le compongono sono per la maggior parte femmine imparentate tra loro, piccoli e alcuni maschi non ancora maturi sessualmente, mentre gli altri maschi vivono ai confini del gruppo. Il sistema sociale del gatto è, quindi, un matriarcato e il numero medio dei componenti del gruppo si aggira intorno ai 10 individui. All'interno della colonia, le femmine collaborano tra loro per quanto riguarda la cura dei piccoli.

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Il comportamento dei gatti che vivono nelle nostre case è stato oggetto di un ridotto numero di osservazioni. Sebbene alle volte in un gruppo possano instaurarsi relazioni di tipo dispotico, dove un gatto rivendica l'accesso al cibo e l'occupazione di alcuni luoghi di riposo, allontanando gli altri, o sia presente un individuo omega, aggredito dagli altri con lo scopo di scaricare la tensione, allo stesso tempo, due o più gatti possono creare una relazione preferenziale e condividere il luogo di riposo oltre a leccarsi a vicenda (allogrooming). Lo sfregamento di guance, fianchi e coda contribuisce poi alla diffusione di un odore caratteristico del gruppo sociale, che inibisce il comportamento di aggressione territoriale.

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All'interno dei gruppi di gatti, sia in condizione di libertà sia di vita domestica, non sembra però presente un'organizzazione sociale di tipo gerarchico, a differenza di quanto avviene nel cane: in funzione del luogo e del momento della giornata, il gatto che ha accesso a una risorsa ne mantiene il possesso fino a quando ha terminato di utilizzarla. Il grande numero di relazioni stabili e strutturate tra i componenti del gruppo fa, però, supporre l'esistenza di una società non ancora completamente conosciuta.