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la nutrizione

VETERINARIA

Per rispettare la salute dei nostri gatti dal punto di vista nutrizionale è bene conoscerli: i gatti consumano molti piccoli pasti al giorno, hanno 30 denti, tutti taglienti, possiedono meno papille gustative (500) dell’uomo (9000) e non sono sensibili al gusto dolce. Inoltre nella loro saliva non sono presenti enzimi digestivi, motivo per cui ingeriscono gli alimenti senza assaporarli e i pezzi di cibo arrivano nello stomaco, che ha un contenuto di acido cloridrico 6 volte superiore a quello dell’uomo,

masticati grossolanamente. La digestione è poi rapida e gli alimenti non adatti al regime carnivoro vengono in gran parte rigettati: l’intestino tenue è adatto a digerire proteine e grassi, meno a digerire amidi e cereali e nonostante l’intestino crasso abbia dimensioni ridotte (da 20 a 40 cm) il transito qui è molto lento (circa 20 ore) poiché vi avviene la fermentazione degli alimenti non digeriti.

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Gli obiettivi

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L’obiettivo della nutrizione veterinaria è scoprire i nutrienti essenziali, e quello che forniscono all’animale, in funzione delle quantità ingerite. Dalla semplice sopravvivenza, che forniva il minimo necessario a mantenere l’animale in vita, si è passati a una vera e propria scienza, nata dalla conoscenza sempre più profonda del funzionamento dell’organismo e dallo studio dei benefici delle diverse componenti nutrizionali. È una scienza tuttora in evoluzione: ogni anno vengono proposti infatti nuovi alimenti, nuove formule. Con l’alimentazione è oggi è possibile formulare alimenti specifici a seconda dei bisogni di ogni animale e sopperire a carenze conosciute.

Quando si parla di alimentazione è bene ricordarsi che i gatti sono molto diversi dall’uomo: 10000 anni di addomesticamento non sono bastati a trasformarli da carnivori in onnivori e tutto il loro organismo è strutturato in modo diverso dal nostro. Per esempio le mandibole del gatto sono perfette per tranciare, ma non per masticare… è inoltre assente la digestione preliminare a opera della saliva, il tubo digerente è relativamente corto e inadatto a digerire gran parte dei cereali e lo stomaco è proporzionato in modo da poter ingerire prede inghiottite rapidamente. Il gatto, poi, è un cacciatore solitario e deve avere libero accesso all’alimento, per poter consumare numerosi piccoli pasti nel corso della giornata.

 

Leggere le etichette

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Nutrire bene significa porre attenzione ai nutrienti, al loro dosaggio, alla varietà delle fonti, non soffermandosi solo alle denominazioni e agli ingredienti. Le normative obbligano infatti i produttori a indicare in etichetta gli ingredienti in ordine di peso decrescente, prima della cottura: per questo motivo la carne fresca, o altri ingredienti che contengono molta acqua, possono figurare ai primi posti. Nasce così in chi acquista l’illusione che questi ingredienti siano la principale fonte di apporto nutrizionale, ma non è sempre così... a titolo d’esempio la presenza del 25% di carne di agnello prima della cottura, tenendo presente che la carne contiene circa il 75% di acqua, si traduce nel 6/7% di proteine di agnello nell’alimento secco finale; se questo alimento contenesse anche 20% di riso, 20% di mais, oltre ad altri ingredienti, il produttore potrebbe però indicare agnello in testa alla lista degli ingredienti, anche se sul piano quantitativo i cereali sarebbero i primi ingredienti presenti nell’alimento.

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Tutte le denominazioni relative agli alimenti sono regolamentate:

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  • con = meno del 4% dell’ingrediente indicato

  • al = tra il 4 e il 14% dell’ingrediente indicato

  • ricco in = tra il 14 e il 26% dell’ingrediente indicato

  • paté di = tra il 26 e il 100% dell’ingrediente indicato

  • tutto al = 100% dell’ingrediente indicato (che non è però sinonimo di alimento equilibrato)

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​Un alimento di qualità

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La qualità di un alimento si giudica a diversi livelli: a breve termine sull’appetibilità e la tolleranza digestiva; a medio termine sull’evoluzione del peso dell’animale e sulla qualità del pelo; a lungo termine sulla salute dell’animale nel corso del tempo o sui risultati riproduttivi. Quello che la determina è comunque in primo luogo la qualità degli ingredienti che compongono l’alimento, oltre che le condizioni di cottura e di conservazione dello stesso. Una formulazione riuscita si basa su ingredienti digeribili, che forniscano tutti i nutrienti di cui l’animale ha bisogno.

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