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STERILIZZAZIONE

Con il termine sterilizzazione si intende la soppressione della normale capacità di generare, nel maschio, e di concepire, nella femmina. In medicina veterinaria, spesso, si parla di sterilizzazione quando ci si riferisce alle femmine e di castrazione ai maschi. La sterilizzazione/castrazione chirurgica, quindi definitiva, più tecnicamente prende il nome di gonadectomia, ossia asportazione delle gonadi (testicolo od ovario).

La sterilizzazione nella gatta

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Prima di entrare nel merito della sterilizzazione chirurgica è importante introdurre alcune nozioni base su pubertà e ciclo estrale della gatta, al fine di poter comprendere meglio i benefici che questo intervento apporta.

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Il primo calore in media è stimato tra i 5 e i 10 mesi di età, ma nel Maine Coon può arrivare anche fino ai 21 mesi. L’inizio dell’attività sessuale (pubertà) è influenzato da numerosi fattori, tra i quali fattori ambientali, primo fra tutti il fotoperiodo. La manifestazione del primo calore può essere dunque influenzata dal mese di nascita della gatta stessa: gatte nate in autunno o in inverno probabilmente non raggiungeranno la pubertà durante la prima stagione riproduttiva, indicativamente da Febbraio a Ottobre, per cui la loro ciclicità inizierà oltre i 12 mesi di età.

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Il ciclo riproduttivo delle gatte è caratterizzato dalla poliestralità, ovvero dalla manifestazione di più cicli estrali che si susseguono in maniera regolare durante tutta la stagione riproduttiva.

Il ciclo estrale comprende cinque fasi: proestro, estro, interestro, diestro e anestro.

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  • proestro: è la prima fase del ciclo ed è il momento in cui la gatta attira il maschio pur non essendo sessualmente recettiva. Coincide con l’accrescimento dei follicoli e l’aumento in circolo degli estrogeni;

  • estro: è la fase di recettività sessuale e quindi dell’accoppiamento. I genitali esterni possono presentare un leggero arrossamento associato ad aumento di volume della vulva, ma la gatta, a differenza della cagna, non presenterà perdite ematiche;

  • interestro: rappresenta un intervallo di inattività sessuale interposto fra picchi di funzionalità follicolare. È caratterizzato da basse concentrazioni di estrogeni e di progesterone. Al termine dell’interestro si ha un nuovo proestro;

  • diestro: se nel corso dell’estro avviene l’ovulazione, ne segue un periodo di diestro. Se non è avvenuta la fecondazione, ne può derivare anche una pseudogravidanza. Se, invece, l’accoppiamento è stato fertile, dopo l’ovulazione ci sarà la gravidanza vera e propria. II diestro, durante la stagione riproduttiva, è seguito da un nuovo proestro;

  • anestro: è il periodo di riposo sessuale. In questa fase, la gatta è sessualmente inattiva e non recettiva.

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La gatta ha un ciclo a ovulazione indotta, ossia la sua ovulazione è provocata dall’atto sessuale. Pertanto, dal momento in cui iniziano i primi calori, se a essi non segue l’accoppiamento, le ovaie resteranno perennemente, o quasi, in fase attiva preovulatoria.

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Esistono due tecniche chirurgiche che vengono utilizzate per procedere alla sterilizzazione della femmina: l’asportazione di ovaie e utero, ovarioisterectomia  o OVH, o l’asportazione delle sole ovaie, ovariectomia o OVE.

Nei Paesi anglosassoni l’intervento di routine è l’ovarioisterectomia, mentre in Italia, così come in altri paesi europei, si preferisce l’ovariectomia, a meno che, nel corso dell’intervento, non si riscontrino indicazioni per procedere anche alla rimozione dell’utero, come nel caso di anomalie uterine o infezioni.

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Gli interventi vengono perlopiù effettuati mediante apertura chirurgica dell’addome, ovvero in laparotomia. È possibile eseguire l’operazione anche in laparoscopia, tecnica più innovativa, meno invasiva per la gatta poiché richiede una minima apertura della parete addominale, ma che di contro richiede il doppio del tempo rispetto a un intervento tradizionale, e questo equivale a una permanenza della gatta in anestesia più elevata oltre che a una dose di anestetico più importante. Altro aspetto negativo dell'intervento in laparoscopia è sicuramente il costo, decisamente superiore rispetto a quello in tecnica tradizionale.

Un altro tipo di intervento per rendere non fertile una gatta consiste nella chiusura delle tube, ma è un metodo altamente sconsigliato in quanto impedisce la fecondazione ma non inibisce l’attività sessuale e nemmeno le conseguenze ad essa legata.

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La castrazione nel gatto

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La pubertà nel gatto maschio si manifesta in media tra i 7 e i 12 mesi, per giungere fino a 24 mesi nel Maine Coon. Solitamente si individua abbastanza facilmente in quanto l’urina inizia a cambiare odore, il gatto diventa più irrequieto e inizia a vocalizzare, soprattutto di sera/notte; il gatto può iniziare anche a marcare il territorio, diventare più aggressivo e può manifestare la cosiddetta “coda dello stallone”, un'iperplasia delle ghiandole sebacee, presenti nella parte alta della coda, con conseguente produzione di una sostanza cerosa che rende la zona unta.

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Il gatto maschio, a differenza della femmina, non ha dei periodi in cui è sessualmente attivo e altri in cui è quiescente, ma, una volta raggiunta la maturità sessuale, è sempre pronto per l’accoppiamento.

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L’intervento di castrazione più utilizzato è l'orchiectomia, ovvero l’estrazione di entrambi i testicoli grazie a una piccola incisione sullo scroto, con legatura dei vasi e del funicolo spermatico. La maggior parte dei veterinari non applica nemmeno punti esterni sullo scroto, la cui incisione si chiude in breve tempo.

Un’altra tecnica chirurgica di castrazione è la vasectomia che consiste nella resezione, dopo la legatura, dei dotti deferenti che trasportano lo sperma. Questa tecnica è però altamente sconsigliata, in quanto inibisce sì la fertilità, ma conserva la produzione di androgeni. Di conseguenza il gatto conserverà tutte le caratteristiche comportamentali del maschio intero, dalla marcatura all’aggressività, non prevenendo l’insorgere di patologie ormono-dipendenti.

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La sterilizzazione/castrazione prepubere

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Con sterilizzazione prepubere si intende la sterilizzazione di animali di età comprese tra le 6 e le 14 settimane, cioè prima del raggiungimento della maturità sessuale. 

Le tecniche chirurgiche utilizzate per la sterilizzazione degli animali prepuberi corrispondono alle tecniche utilizzate negli adulti (orchiectomia nei maschi, ovariectomia o ovarioisterectomia nelle femmine). La loro applicazione ad animali così giovani richiede, tuttavia, l’osservanza di alcune accortezze: occorre tenere conto che i gattini sono naturalmente più predisposti all’insorgenza di condizioni di ipotermia e ipoglicemia, hanno un volume ematico ridotto rispetto all’adulto e i loro tessuti sono più delicati. Il rischio di ipotermia può essere ridotto al minimo mediante l’impiego di materassini riscaldati e somministrando liquidi intravenosi a temperatura corporea o di poco superiore. Il digiuno preoperatorio dev’essere minimo, in quanto sono fisiologicamente predisposti a cali di glicemia anche significativi, per cui l’accesso al cibo va impedito per non più di 3-4 ore prima dell'intervento e, se necessario, si possono somministrare in vena soluzioni contenenti destrosio durante la chirurgia, oppure per via orale non appena l’animale si risveglia. L’animale va poi alimentato il prima possibile dopo l’intervento. La fragilità dei tessuti e il ridotto volume ematico rendono indispensabile la manipolazione delicata dei tessuti e l’applicazione di una buona emostasi.

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I vantaggi dell’operazione di animali così giovani includono la presenza minima di grasso intraddominale e bursale, che permette di visualizzare al meglio le strutture da manipolare, e un recupero postoperatorio molto più veloce. 

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L’utilizzo di questa tecnica è tuttavia a oggi ancora controversa. Le argomentazioni contrarie più frequenti sono: il rischio di crescita stentata e l’insorgenza di problemi di accrescimento delle ossa, una più alta probabilità di incontinenza urinaria e ostruzione uretrale nel maschio, l’insorgenza di dermatite perivulvare nella femmina, maggior incidenza di obesità, modificazioni del comportamento e scarsa immunocompetenza. La valutazione, diretta o indiretta, di questi eventuali rischi è stata condotta da diversi ricercatori e pubblicata in articoli scientifici di seguito riassunti in base alle eventuali problematiche.

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  • problemi di corretto accrescimento delle ossa: uno studio condotto da Stubbs et al. (1995, 1996) ha preso in considerazione 2 gruppi di animali, sterilizzati a 7 settimane e 7 mesi d’età, monitorandone la chiusura delle cartilagini di accrescimento radiali distali rispetto a un gruppo di controllo di animali interi. È emerso che la sterilizzazione provoca un ritardo nella chiusura delle cartilagini e quindi un maggior allungamento delle ossa lunghe. Uno studio condotto da McNicholas et al. (2002) ha mostrato che su 16 gatti, di cui si conosceva l’età della sterilizzazione, affetti da rottura spontanea dell’epifisi della testa del femore, 14 erano stati sterilizzati prima dei 6 mesi di età. Un ulteriore studio condotto da Borak et al. (2017) sullo scivolamento dell’epifisi prossimale del femore nel Maine Coon ha mostrato che su 17 gatti (208 oggetto di studio) affetti da questa patologia, 13 erano stati sterilizzati prima dei 10 mesi (di cui 3 a 3 mesi e 2 a 6 mesi);

  • problemi legati al tratto urinario: l’ovarioisterectomia è stata associata a un aumento dell’incontinenza urinaria nella cagna (Stubbs & Bloomberg, 1995) con una maggiore incidenza in cagne sterilizzate prima delle 12 settimane (3 mesi) d’età. Non ci sono però evidenze scientifiche della stessa problematica nella gatta. Per quanto riguarda il maschio uno dei punti più discussi riguarda l’effetto che la sterilizzazione prepubere potrebbe avere sullo sviluppo corretto dell’uretra e come questo potrebbe facilitare l’insorgenza di FLUTD, ossia patologie delle basse vie urinarie, o di ostruzione uretrale nell’adulto. Gli studi condotti finora hanno dimostrato come, nonostante sia vero che il pene dei gatti castrati a 7 settimane tenda a rimanere infantile, il diametro uretrale non subisce variazioni significative rispetto a gatti castrati a 7 mesi o interi (Stubbs & Bloomberg, 1995);

  • dermatite perivulare: la sterilizzazione prepubere nella cagna comporta il mantenimento di una vulva di dimensioni infantili, ma questo non sembra essere direttamente correlato all’insorgenza di dermatite perivulvare, che risulta piuttosto collegata al grado di ingrassamento dell’animale: più l’animale è obeso, più una vulva infantile tenderà a essere circondata da pliche cutanee che forniranno l’ambiente ideale per la moltiplicazione batterica (Root Kustritz, 2007; Stubbs & Bloomberg, 1995). A oggi non sono stati effettuati studi scientifici sulla specie gatto; 

  • maggiore incidenza di obesità: uno studio condotto da Allaway et al. (2017) ha dimostrato che la sterilizzazione prepubere può permettere un aumento di peso più graduale durante la crescita rispetto a una sterilizzazione a completo sviluppo sessuale. Questo perché un animale sterilizzato a completo sviluppo sessuale ha già sviluppato una regolazione estrogenica dell’assunzione di energia che viene poi squilibrata con la sterilizzazione. Un animale sterilizzato in età prepubere, invece, non mette in atto il processo di regolazione ormonale;

  • modificazioni del comportamento: gli studi condotti finora hanno dimostrato che il livello di attività, di “giocosità” e di dimostrazione affettiva in cani e gatti sterilizzati non subisce alterazioni rispetto agli animali interi: l’unica parte del comportamento che viene effettivamente influenzata è quella legata alla sfera dei comportamenti sessuali (Stubbes & Bloomberg, 1995; Howe et al., 2000; Root Kustritz, 2007). Gli animali pertanto non divengono né inattivi né letargici, ma l’aggressività intraspecifica risulta molto ridotta e, nel gatto maschio, la tendenza a marcare il territorio con l’urina non si manifesta (Stubbs & Bloomberg, 1995; Root Kustritz, 2007);

  • disfunzioni del sistema immunitario: quanto osservato finora non sembra supportare la teoria per cui una sterilizzazione tra 6 e 14 settimane provochi disfunzioni del sistema immunitario nel cane e nel gatto (Stubbs & Bloomberg, 1995).

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FAQ su sterilizzazione e castrazione

 

  1. perché sterilizzare la gatta femmina?

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Uno dei principali motivi per cui è consigliabile la sterilizzazione della gatta è la prevenzione di gravi patologie a carico dell’apparato riproduttore. 

Tumori mammari, uterini e ovarici: durante i calori vengono prodotti estrogeni che agiscono su ghiandole mammarie, utero e ovaie. Continui calori a vuoto e la conseguente ripetuta stimolazione estrogena possono indurre, alla lunga, alla formazione di neoplasie. La sterilizzazione quasi azzera la possibilità che si sviluppino queste neoplasie a carico dell'utero anche nel caso di asportazione delle sole ovaie poiché, in questo caso, andrebbero incontro a spontanea regressione sino a scomparire.

Piometra (Endometrite Purulenta): gravissima infezione dell’utero che può anche portare a morte la gatta. È causata da batteri (es. Streptococchi o Escherichia Coli) che, soprattutto durante il calore, trovano, nell’utero, le condizioni ideali per riprodursi. Solitamente si manifesta circa dopo 4/5 settimane dall’estro. Il calore è quindi un importante fattore predisponente: con la sterilizzazione, si azzera il rischio di piometre.

La sterilizzazione annulla inoltre anche le tipiche manifestazioni comportamentali che risultano fastidiose per proprietari e vicini di casa, quali eccessivi vocalizzi, marcatura del territorio (si anche le femmine marcano!), attrazione di tutti i maschi del vicinato con relativi richiami e vocalizzi notturni, tentativi di fuga.

 

  2. perché castrare il gatto maschio?

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Le motivazioni per cui è consigliabile la castrazione del gatto maschio sono principalmente legate a problemi comportamentali. Dal momento in cui il gatto avverte l’impulso di accoppiarsi, manifesterà questa sua pulsione attraverso:

marcatura urinaria: un istinto primordiale che il gatto utilizza per lasciare un messaggio olfattivo agli altri gatti maschi e alle gatte femmine, anche senza venirne a contatto. L’odore della marcatura urinaria è molto pungente e difficile da eliminare soprattutto su tessuti;

vocalizzazioni: fastidiosi richiami alle potenziali femmine, soprattutto durante le ore notturne;

instabilità emotiva: il gatto non libero di accoppiarsi manifesta una forte instabilità emotiva che si può tradurre in aggressività nei confronti degli altri gatti/animali di casa e a volte anche nei confronti delle persone, mancanza di appetito, atteggiamento malinconico (scarsa giocosità, continua sonnolenza, perdita di interesse), nervosismo generale;

tendenza alla fuga: il gatto cercherà di evadere per andare alla ricerca di una femmina e, nel farlo, potrà percorrere anche parecchi chilometri;

infine al gatto intero può comparire la coda dello stallone, ovvero un'iperplasia delle ghiandole sebacee presenti nella parte alta della coda che producono una sostanza cerosa dalle svariate funzioni, quali marcatura olfattiva e riconoscimento ormonale intraspecifico. Il processo infiammatorio di queste ghiandole causa ipersecrezione, influenzata dagli ormoni androgeni e soprattutto dal testosterone, dando luogo a una sorta di seborrea localizzata. 

 

  3. il gatto cambierà carattere dopo la sterilizzazione/castrazione?

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Parecchi studi hanno dimostrato che la sterilizzazione/castrazione non influisce in nessun modo negativamente sul comportamento del gatto. È stato osservato come il comportamento di riposo, il comportamento esplorativo, l’interazione sociale e la tendenza al gioco risultino esattamente gli stessi assunti dal gatto prima dell’intervento. Le uniche modificazioni comportamentali riportate sono quelle legate all’istinto riproduttivo ovvero assenza o quasi di marcature urinarie e di vocalizzazioni, forte riduzione dell’aggressività e diminuzione dell’insicurezza emotiva.

 

  4. è necessario effettuare esami preparatori?

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Questo sarà deciso a discrezione del veterinario in funzione anche al tipo di anestesia previsto. Alcuni veterinari ritengono che in gatti giovani non sia necessario effettuare indagini pre-operatorie, altri preferiscono effettuare un esame del sangue più o meno completo, altri ancora richiedono un ecocardiogramma per valutare la funzionalità cardiaca. Ci sono anche veterinari che richiedono sia l’esame del sangue sia l’ecocardiogramma, indagini altamente raccomandabili in soggetti non più così giovani.

 

  5. quali possono essere le complicazioni legate all’intervento?

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L’intervento di sterilizzazione nella gatta è ormai diventato di routine e di facile esecuzione, l’intervento di castrazione nel gatto risulta ancora più semplice e veloce. Le eventuali complicazioni che possono insorgere sono quelle di un qualunque intervento chirurgico, principalmente dovute all’anestesia. Per questo motivo sarebbe preferibile scegliere strutture che utilizzano un’anestesia di tipo gassoso. Raramente nella gatta si può osservare la formazione di sieromi e di reazioni avverse al filo di sutura che comunque si risolvono in pochi giorni con adeguata terapia.

 

  6. quali attenzioni dovrò avere nei giorni post-intervento?

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Solitamente i gatti si riprendono molto velocemente. La ripresa del maschio risulta ancora più veloce (qualche ora) rispetto a quella della femmina (24/36 ore). Nella maggior parte dei casi l’intervento di castrazione nel maschio non richiede nemmeno l’applicazione di punti di sutura. Nel caso invece della sterilizzazione della femmina vengono solitamente applicati punti di sutura interni riassorbibili e punti di sutura esterni che se non riassorbibili vengono rimossi dal veterinario a distanza di circa 10/15 giorni dall’intervento. Nel caso di gatte particolarmente sensibili e “nervose” è consigliabile l’utilizzo di una tutina per la prima settimana. 

 

  7. il mio gatto ingrasserà?

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Diversi studi hanno riportato che, nel gatto in generale, una delle modificazioni più importanti post-sterilizzazione riguarda l’appetito e la velocità di ingestione del cibo. Secondo tali ricerche, le variazioni ormonali causate dal calo di testosterone andrebbero a favorire l’accumulo di grasso negli adipociti e stimolerebbero nel contempo il centro della fame. Il Maine Coon sembra una razza meno predisposta all’aumento di peso post-sterilizzazione. Si consiglia in generale di osservare il gatto e valutarne l’appetito, la sua voracità e il suo peso, prima di modificarne l’alimentazione. Se il gatto, come spesso accade, mantiene le stesse abitudini di prima, non c’è bisogno di apportare modifiche; se invece si osserva un aumento di voracità con conseguente aumento di peso, si consiglia di optare per cibi contenenti meno grassi. 

 

  8. la mia gatta è stata sterilizzata, ma continua ad andare in calore, perché?

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Un evento non poco frequente è la comparsa nella gatta di segni del calore, anche a distanza di anni dall’intervento di sterilizzazione. Questa è la cosidetta "ovarian remnant syndrom", sindrome dell’ovaio residuo, ed è dovuta a un’incompleta rimozione del tessuto ovarico, ovvero alla permanenza di frammenti non correttamente asportati, che può riprendere a funzionare da pochi giorni fino ad alcuni anni di distanza dall’intervento. Il tessuto residuo si comporta come una vera e propria ovaia: produce ormoni e l’animale può presentare regolarmente cicli estrali. Per risolvere questa problematica il più delle volte si sceglie di procedere alla sterilizzazione farmacologica, in quanto un ulteriore intervento non assicurerebbe la localizzazione dei residui ovarici e, quindi, la loro asportazione.

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